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9 Novembre 2023By mariacristiana

Antigone sul palco del teatro di Mendicino

“Antigone. Una donna di Calabria” è il titolo scelto per il nuovo appuntamento della rassegna teatrale Sguardi a Sud.

La compagnia Lalineasottile propone la rivisitazione del mito al teatro comunale di Mendicino domenica 12 novembre alle ore 18.

Un debutto nazionale, diretto da Massimo Costabile e interpretato da Antonella Carbone, dedicato alle vittime del naufragio di Cutro.

Una storia di ribellione e di umanità

Il testo originale di questa rappresentazione risale a circa 10 anni fa e porta le firme e la scrittura di Massimo Costabile e Franco Dionesalvi.

Lo stesso regista e autore spiega di aver voluto riscrivere in forma di monologo questo lavoro ispirato alla tragedia greca, in ricordo del collega e amico, dopo il terribile naufragio dei migranti sulla spiaggia di Steccato di Cutro.

Antigone – racconta Costabile –, una donna del popolo, si ribella a Creonte, ‘u Ministru, che ha ordinato, dopo l’ennesimo naufragio di una chiatta nel mare proveniente dall’Africa, che i corpi non dovranno essere recuperati, non dovranno toccare il territorio calabrese, ma dovranno restare in mare, cibo per i pesci, a dissuadere i migranti da altri tentativi di sbarco. Antigone ha visto un corpo vicino alla riva, lo raccoglie e, nel rispetto della pietas umana vi dà sepoltura e senza paura affronta il castigo per non tradire la pietà verso i defunti.

Un gesto di ribellione che nasce da un senso profondo di umanità, che attraversa il tempo e resta riferimento valido anche per la nostra contemporaneità, laddove da emigranti di ieri ci trasformiamo in carnefici verso coloro che solcano i nostri confini.

Il testo non è una riscrittura fedele della tragedia di Sofocle, ma una rivisitazione e un pretesto per parlare della storia tragica ed epica dei nuovi migranti.

La scelta di recitare in lingua calabrese, grazie alla traduzione di Mario Artese, caratterizza ulteriormente questo tentativo di far vivere al pubblico le emozioni e le sensazioni narrate, facendo ricorso alla lingua madre per conservare quel che resta e recuperare quello che è possibile.

Ibrahima Sory Kalissa è la voce migrante che accompagna la narrazione e l’interpretazione della protagonista.

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